APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
17 Gennaio 2009
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ANDREOTTI COMPIE 90 ANNI: QUALE EREDITA’?

 

I quotidiani il Roma e il Mattino il 14 gennaio pubblicano  un articolo di Alessandro Iovino scritto in occasione del novantesimo compleanno del senatore a vita Giulio Andreotti:

 

L’uomo politico più longevo d’Italia compie novant’anni. Un traguardo riguardevole soprattutto se si considera la sua lunga presenza nelle alte sfere della nomenclatura politica. Non ci si può non domandarsi quale eredità lascerà Andreotti, il quale ha affermato: “… in fondo sono postumo di me stesso”. Sì, ha ragione. E’ sopravissuto a tutto e tutti, amici e nemici. Il senatore a vita è stato sette volte presidente del consiglio e ventidue volte ministro, ma più di ogni altra cosa è un diretto protagonista della vita parlamentare della repubblica fin dall’ Assemblea Costituente. Andreotti ricoprì sin dall’inizio della sua carriera delicati incarichi di governo fino alla formazione del suo primo gabinetto, durato solo nove giorni, nel 1972. Ha occupato un ruolo di primo piano per tutta la storia repubblicana pur senza mai essere eletto segretario della DC, il partito di cui è stato rappresentante ed emblema per eccellenza. La complessa, e per molti versi unica, storia politica e personale del presidente Andreotti è stata spesso oggetto di non poche critiche e attacchi da parte di chi ha sostenuto, e sostiene ancora, la sua piena o quanto meno parziale responsabilità in fatti che hanno determinato pagine tristi della Prima repubblica. Tuttavia Andreotti è un personaggio che rappresenta il passato ma che vive e influenza ancora il presente. Oggi la politica non è altro che spettacolarizzazione, cosa dalla quale il “delfino” di De Gasperi si è sempre astenuto. Molti lo odiano e lo considerano l’emblema della politica della corruzione, e quindi della odiata Prima repubblica, ma molti altri invece lo rimpiangono. Andreotti divide: o si ama o si odia. Per un equilibrato giudizio su quest’uomo dovranno passare ancora molti anni, se non decenni, di studio ed analisi politiche prive del dogmatismo ideologico che permea ancora molti studiosi. Andreotti incarna, e per questo affascina, l’uomo di potere riservato, a tratti enigmatico. Sbalordisce la sua fama internazionale e la grande mole di “potenti della terra” che ha conosciuto e con i quali intrattiene ancora buoni rapporti. Il processo per collusione con la mafia ha contribuito a rendere ancora più enigmatica la figura del senatore a vita durante gli anni del suo tramonto politico dinnanzi all’opinione pubblica. Dieci lunghi anni in cui Andreotti non ha mai gridato allo scandalo anzi ha atteso fiducioso le sentenze. Piena assoluzione per l’assurda accusa di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, mossa dalla Procura di Perugia, e assoluzione al processo di Palermo dall’accusa di collusione con la mafia. Ecco però l’inghippo: gli accusatori di Andreotti, in primis il procuratore Giancarlo Caselli, predica tutt’ora che nella sentenza è specificato che Andreotti ha commesso il reato di collusione con la mafia fino al 1980, reato per il quale non può essere punito per decorrenza dei termini, ovvero per prescrizione. Tuttavia la sentenza della Cassazione, che molti non leggono, o appositamente ignorano, specifica più chiaramente che per le accuse anteriori il 1980 ci sono due verità alternative: una possibilità che Andreotti abbia avuto rapporti con la mafia l’altra che non li abbia avuti. Una situazione dubitativa per la quale non si sono resi operativi ulteriori filoni di indagini perché arrivata la prescrizione. Inoltre c’è da credere, come sostenuto dall’ex senatore comunista Macaluso, che non bisognava dare una “sconfitta piena” alla procura, quindi ecco spiegata l’associazione mafiosa decretata fino al 1980. Si consideri poi che gli stessi accusatori, pentiti di mafia, erano considerati credibili fino al 1980 e dopo non più. Insomma un processo pieno di contraddizioni e che porterà con sé sempre quel tanto di enigmatico, tipico, d’altronde “dell’essere andreottiano”. Ad ogni modo l’ opinione pubblica ha senza dubbio assolto Andreotti: partecipa continuamente a programmi televisivi, convegni accademici e dibattiti politici apparendo come un “saggio nonno” della Repubblica, testimone d’eccellenza della politica italiana ed internazionale degli ultimi cinquant’anni. Un ruolo fondamentale nella vita di quest’uomo, recentemente messo in luce nella biografia su Andreotti del notista politico Massimo Franco, l’ha certamente esercitato la famiglia che, da sempre nell’anonimato, ha invece avuto un grande peso nella storia del senatore a vita più discusso della storia repubblicana. Approfondirsi sulla sua storia ne vale certamente la pena perché, se non altro, la storia di Andreotti  è la storia d’Italia. Ebbi modo di incontrare, per diverse ragioni, il presidente Andreotti lo scorso giugno presso il suo studio al Senato della Repubblica, nella meravigliosa cornice di Palazzo Giustiniani. Di lui mi hanno colpito l’ invidiabile lucidità nonostante la veneranda età, la lunghe mani e una notevole altezza. Discutemmo una mezz’ora. Appena sedutomi, dopo essere stato accolto cordialmente, cercai di smorzare l’atmosfera e gli chiesi subito: “Presidente, mi dica, come è possibile che nonostante i Suoi impegni ha deciso di incontrare un giovane ventenne come me?”. E il presidente subito: “Mah, guardi la curiosità mi ha sempre stimolato e, poi, si ricordi di diffidare di chi dice di non aver mai tempo: sono quelli che non fanno nulla; e poi un’incontro non si nega a nessuno”. Ebbi la percezione di trovarmi davanti un uomo che chi sa quante volte su quella poltrona aveva avuto di fronte illustri interlocutori, ma che quella mattina era lì, disposto a confrontarsi con un ventenne. Certamente non si possono negare ad Andreotti le virtù di uomo disponibile, culturalmente elevato e prontamente ironico. La sua eredità è come quella dei grandi ricchi: farà discutere e dividere ancora per molto.

 

Leggi l’articolo da il Mattino del 14 gennaio

Leggi l’articolo da il Roma del 14 gennaio

 

2 Comments

  1. Giovanni Ronga ha detto:

    Nulla da dire sull’intelligenza e la sottile ironia del senatore. Uomo che, fino agli anni ’90 ? stato davvero tra gli uomini pi? potenti d’Italia ma, (e questo ? un mio parere) ha attuato purtroppo una politica del “tira a campare” cercando di accontentare tutti. Oggi si potrebbe dire che non ha accontentato nessuno e ha fatto accumulare debiti che stiamo pagando e pagheremo per molto molto tempo ancora. Secondo me l’Italia ? un paese “vecchio” anche perch? ? invecchiata con Andreotti, non sapendo investire in sviluppo e tecnologia. In ogni caso, Auguri Senatore.

  2. Emanuele Marra ha detto:

    Da modesto lettore e da giovane assetato di conoscenza della storia in generale e in particolare quella contemporanea, vorrei esprimere il mio parere che ?: il senatore Giulio Andreotti ? stato un grand’uomo senza dubbio, ma soprattutto un uomo che ? entrato ormai nella storia, ma che personalmente disapprovo per alcune cose da lui (e non solo lui) messe in atto e la partecipazione (stando alle “voci”) ad associazione mafiosa, ma in particolare allo scandalo della loggia massonica P2 di Licio Gelli. Per me tutti i coinvolti in quella che fu considerata motivo di scandalo per l’Italia (scandalo reso ancora pi? pesante dalla lunga lista di personaggi illustri da tutti i settori) dovrebbero in qualche modo essere puniti, non a caso oggi grazie a quegli eventi ci sono leggi appositamente fatte. Ma,storia a parte, sono personalmente convinto che questi siano quei misteri italiani che se non verranno svelati direttamente dagli autori, rimarranno nell’ombra e scenderanno nel buio della tomba degli autori suddetti. Con tutto il rispetto dovuto ad un simile uomo, saluto l'”eterno senatore”.

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