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APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il giorno 4 gennaio i quotidiani il Mattino e il Roma pubblicano un’appello di Alessandro Iovino rivolto al Capo dello Stato Giorgio Napolitano in occasione della sua visita alla città di Napoli 

Il “grido” di una città impaurita. Napoli si ribella e si chiede: lo Stato dov’è?

Illustre Presidente Napolitano,

la delusione che pervade oggi i giovani napoletani mi induce a credere che a nessun’altro più che al Capo dello Stato posso rivolgermi in un momento in cui le istituzioni napoletane sono colte da una cecità e sordità politica senza precedenti nella storia repubblicana della mia e Sua città. Lei nel discorso di fine anno ha citato un famoso aforisma di Roosevelt: «L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa». Ecco, Presidente, il punto è che noi giovani napoletani siamo pervasi da una profonda paura che non conosce allo stato attuale dei fatti nessun “antidoto” per combatterla. Si tratta di una paura scaturita dall’assurdità di alcune decisioni dei nostri governanti come quella di continuare ad occupare i propri ruoli pur avendo umanamente e politicamente fallito. Signor Presidente, qui non può esserci nessun “rimpasto” che possa rimediare ad una situazione che risulta essere davvero avvilente. Ma cosa crede che dobbiamo pensare noi giovani napoletani della politica e delle nostre rappresentanze? A chi dobbiamo, noi “giovani impauriti”, rivolgere il nostro grido disperato?

Nonostante tutto la mia età mi spinge a credere che la speranza non può essere offuscata dallo sgomento, l’onestà non deve essere sconfitta dalla corruzione e, soprattutto, lo Stato non può darla vinta a coloro che hanno infangato il nome della città di Napoli. Le istituzioni nazionali alle quali è rivolto questo appello devono aiutare noi giovani napoletani a credere che lo Stato non è morto, combatte per noi e tutela le nostre aspettative di giustizia e legalità pena il radicamento di organizzazioni illegali che hanno già messo radici nella società della nostra città. Senza alcun tipo di scrupolo, tali organizzazioni, reclutano “nuove leve” proprio tra i giovani delusi e privi di prospettive future. Per tale ragione rivendichiamo una maggiore presenza dello Stato nella nostra città. Questa imbarazzante collusione con la malavita, di cui si sono resi protagonisti innumerevoli politici nostrani di ogni schieramento, ci spinge ad invocare, oltre per chi crede l’aiuto di Dio, anche quello del Presidente della Repubblica che deve sollecitare, direi imporre, attraverso ogni mezzo di cui dispone un repentino “cambio di rotta” delle politiche della nostra città per non dare spazio allo scoraggiamento di prendere il sopravvento nelle provate coscienze dei cittadini.  

Questo breve articolo ho il solo scopo di dare voce alla mia città che negli ultimi anni è stata profondamente umiliata. Non auguro a nessun cittadino italiano di essere pervaso da un senso di abbandono, proprio quello che si prova nella nostra terra, e di nutrire rabbia per chi ha la squallida sfrontatezza di rappresentare ancora la città nonostante le provate collusioni con la malavita. Questa volta la denuncia non viene da un’ intellettuale navigato ma da un ventenne stanco, deluso e costretto a credere che lo Stato è più debole della camorra e della corruzione, spettri che stanno oscurando l’alba di una nuovo corso politico che stenta a sorgere. La fama di cui gode Napoli nel mondo rischia tutt’ora di essere compromessa per sempre. Mai come in questi ultimi anni la città è stata vetrina di un degrado morale, civile e istituzionale senza precedenti nella storia dell’Italia repubblicana. L’emergenza rifiuti e lo scempio che tutto il mondo ha visto è solo l’esempio più clamoroso, la punta di un’ icerbeg che sta facendo sprofondare la città in un profondo baratro.

Mi viene da indignarmi, da gridare con tutto l’orgoglio e la dignità che mi è rimasta: Napoli non è solo questo! Inoltre intendo assolutamente denunciare che si sta consolidando una pericolosa idea nell’opinione pubblica della nazione: Napoli è un peso, un macigno che l’intera Italia si porta dietro. E no! Questo non possiamo tollerarlo più. Si pensi che nella sola storia repubblicana sono stati innumerevoli i “geni napoletani” in tutti i campi del progresso culturale, politico e civile della nazione. Napoli non è solo degrado ma un meraviglioso “mosaico” di realtà vive e produttive, anche dal punto di vista intellettuale e culturale. I problemi restano ma altresì dalle nostre parti la speranza è l’imperativo categorico: senza di essa finiremo alla morte e allo smantellamento di ogni libertà. Giovani come me vogliono rendere pubblica testimonianza della loro vicinanza a chi, come Roberto Saviano, ha coraggiosamente interpretato la volontà dei cittadini onesti che riescono a malapena a “sopravvivere” in questo territorio. Presidente, ci aiuti a realizzare il nostro diritto di “vivere” e non sopravvivere nella città di Napoli. Lo Stato ha il dovere di non lasciare solo chi rivendica diritti chiaramente sanciti dalla Costituzione. Sono certo che non si risparmierà, ancora una volta, di lanciare un appello ai nostri governanti per porre fine ad una crisi le cui conseguenze peseranno solo, ed esclusivamente, sulle martoriate spalle dei napoletani.

Presidente per quanto riguarda noi giovani napoletani cerchiamo di fare nostre ancora una volta le parole del presidente americano Roosevelt: «Fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei».  

                                                                                                           

Alessandro Iovino

Leggi l’articolo apparso su il Roma il 4 gennaio 2009

Leggi l’articolo apparso su il Mattino il 4 gennaio 2009

1 Comment

  1. Sergio Cristofori ha detto:

    Spesso, nei suoi sketch televisivi, Massimo Troisi, straordinario attore napoletano, illustrava in un modo ?tutto da ridere?, che i napoletani non hanno fiducia nelle istituzioni e per questo confidano nei vari santi, perch? li vedono a loro piu? vicini di quanto un istituzione possa essere. Infatti sembra che la sfiducia nel mondo della politica e delle istituzioni, soprattutto negli ultimi anni, ? diventata diffusa in ogni strato della societ?. Scrivere una lettera ad un?alta istituzione pu? sembrare la stessa cosa che scrivere una lettera a Babbo Natale. Entrambi in un modo o in un altro non esistono, sono assenti. Per formazione personale, malgrado la grande sfiducia che anch?io nutro nel mondo della politica, sono abituato a stimare il Capo di Stato e le istituzioni in generale, anche se non tutti mi risultano gradevoli. Non ? naturalmente il caso del grande Giorgio Napolitano perch? credo che sia una delle figure piu? luminose della storia della Repubblica Italiana. Quindi consapevole che chiedere piet? al potente di turno serve a poco, se non a niente, mi congratulo lo stesso con Alessandro Iovino per questa semplice e profonda lettera, dalla quale si nota la profondit? e l?amore per la nostra citt?. Sentimenti che possono condividere solo chi vive Napoli in tutte le sue sfaccettature: le meraviglie e gli orrori. Qualcuno ha definito Napoli appunto come il luogo di confine tra l?inferno e il paradiso.

    Caro Presidente Napolitano, ci uniamo in tanti al giovane Iovino nel chiederLe un suo intervento, certi che lei non rimarr? indifferente al grido che viene da Napoli, dalla sua Napoli.

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