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“VISTI DA VICINO” – Alessandro Iovino: “La Germania, una nazionale che è lo specchio della nazione”

 

 

La tanto vituperata Germania ha conquistato lo scorso 13 luglio, meritatamente, il  titolo mondiale. Una competizione tanto attesa quella del 2014, se non altro perché il prestigioso torneo si è tenuto in Brasile, la patria del calcio, la cui nazionale ha conquistato ben cinque titoli mondiali.

Quello vinto dalla Germania è il suo primo mondiale, non il quarto. Eh sì, non mi sbaglio, tranquilli, infatti lo ha ben ricordato qualche giorno fa Tiberio Brunetti dalla pagine del blog del “Rottamatore”. La ragione? Brunetti evidenzia che i tre precedenti trionfi sono stati vinti dalla Germania Ovest. Questo è il primo della Germania unita. Una giusta osservazione. Può sembrare banale ma è così. Non è un fatto di pignoleria, ma di verità storica. Il calcio è fatto anche di storia.

Questo non significa sminuire il ruolo e la forza di questa Germania. Una nazionale che è lo specchio della Nazione. Un popolo risoluto, proprio come i suoi campioni: nessun numero 1, nessuna stella polare ma “solo” una squadra unita e forte. Come in politica, anche sui campi da calcio la Germania si è dimostrata tenace e caparbia. A tratti cinica, forse anche un po’ troppo tecnica e noiosa, ma che porta a casa il risultato. La Germania è stata anche fortunata: in questa edizione non hanno brillato le grandi del calcio: dal Brasile all’Italia, dalla Spagna all’Argentina. Poco fantasiose, molto lente e per nulla incisive. Anche loro hanno finito per arrendersi alla concretezza della Germania. Quasi fosse una metafora di ciò che sta accadendo nel mondo economico e politico, a livello europeo e internazionale.

Ora ci aspettiamo che grandi nazionali, quale è sempre stata l’Italia per esempio, possano riprendersi e ricominciare a lottare a testa alta. Come nella semifinale del mondiale del 2006 che ci traghettò a Berlino per la conquista del nostro quarto (ed autentico) titolo mondiale. Fu una partita dura. La Germania non mollava, ma fu l’occasione per dare una lezione di calcio ai tedeschi e al mondo. Nessun particolare tatticismo: l’estro di Pirlo, la passione di Grosso, la magia di Del Piero e la forza di un sogno di tutta la squadra. Un mix micidiale, che nessuna tecnica può fermare. Ed i tedeschi ne sanno qualcosa: Berlino 2006 docet.

Alessandro Iovino 

 

 

 

 

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