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I PERSEGUITATI: PIU’ CHE VINCITORI IN VIRTU’ DI CHI CI AMA

 

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L’apostolo Paolo fu folgorato dalla luce di Dio sulla via di Damasco e, da persecutore dei cristiani, divenne un perseguitato. Un uomo pienamente consacrato alla causa dell’Evangelo. Insieme a lui furono tanti i cristiani che vennero uccisi a motivo della loro professione di fede in Cristo Gesù. Molti pensano che questo rappresenti un quadro lontano anni luce dalla nostra realtà, ma la storia ci insegna che lungo tutto l’arco temporale che ci separa dalla nascita di Gesù, i cristiani sono stati perseguitati non solo in epoca romana, ma anche in età moderna, dai tempi dell’Illuminismo (della ragione contro la fede), in cui il Cristianesimo era concepito come la base dell’Ancien Regime; per passare ai regimi comunisti (ateismo e materialismo), in cui la chiesa fu oscurata ma non distrutta, anzi, in un clima di clandestinità si formò la Chiesa del Silenzio; ancora con l’avvento del nazismo che si oppose spesso al Vaticano innescando una vera e propria guerra contro tutte le religioni che contrastavano il nazionalsocialismo; per poi arrivare a quelle in terra nostra dove, in epoca fascista, la minoranza cristiana dei pentecostali venne perseguitata con deportazioni e uccisioni dei fedeli.

Oggi in Europa non esistono casi di persecuzione fisica nei confronti dei cristiani. Tuttavia il Papa Benedetto XVI, in un suo recente discorso alla Curia romana, per lo scambio di auguri, ha ancora una volta parlato di una pericolosa cristianofobia che si sta diffondendo in Europa, e che consiste in una battaglia contro i cristiani che si combatte sul piano delle leggi, del normativismo e del legalismo.

I segnali, però, più preoccupanti provengono da altri continenti dove il Cristianesimo è fortemente osteggiato come, per esempio, in Medio Oriente dove, i cristiani, sono la minoranza più oppressa e tormentata. Il quadro peggiora se si considera che nei regimi comunisti ancora sopravvissuti alla caduta del Muro di Berlino e al crollo dell’URSS (la Corea del Nord, la Cina e il Vietnam) i cristiani rappresentano un pericolo per la preservazione dei regimi assoluti da loro rappresentati. In particolare in Corea del Nord è assolutamente vietato praticare ogni tipo di forma religiosa. La maggior parte degli oltre duecentomila prigionieri, detenuti nei cosiddetti “campi di rieducazione” (in realtà campi della morte), sono stati rinchiusi perché sorpresi a praticare una qualche forma di culto. Sono ammesse solo lodi sperticate nei confronti del “caro leader” o “grande leader” Kim Jong Il. Si tratta di un culto della personalità che assume i caratteri di un culto messianico, basato su una vera e propria religione di stampo comunista. Il padre dell’attuale dittatore, fondatore della Repubblica Popolare della Corea del Nord, è stato invece nominato dal figlio che lo ha succeduto “presidente eterno” della nazione nell’anno in cui morì.

Esiste anche una forte e insidiosa persecuzione delle minoranze cristiane nei paesi arabi in cui frange estremiste dell’Islam non tollerano la convivenza con i cristiani. A testimonianza di ciò i numerosissimi attentati in Pakistan contro le comunità cristiane oppure in Libia, nelle Maldive o in Arbia Saudita dove è ufficialmente vietato professare liberamente ogni altra religione al di fuori dell’islamismo. Infine non può mancare il riferimento all’India, dove gli estremisti indù praticano una feroce e spietata persecuzione nei confronti dei cristiani. La recente vittoria nel 2009 del Partito del Congresso, che fa capo a Sonia Ghandi, alle elezioni politiche segna un’importante passo in avanti nella lunga battaglia per il rispetto dei diritti umani e delle libertà religiose in India.

Infatti consolidata e riconfermata la propria posizione e debellato il virus del fondamentalismo religioso di matrice induista, almeno in Parlamento, tutto il mondo cristiano attende con ansia, da parte del Partito del Congresso, provvedimenti concreti e più forti per evitare stragi e drammatiche violenze contro gli indiani convertiti al Cristianesimo.

Missionari uccisi, chiese bruciate, fedeli perseguitati: atti gravi contro la libertà religiosa e contro i diritti fondamentali dell’uomo che rischiano di indietreggiare il cammino democratico dell’India.

La diplomazia vaticana, attraverso le sue istituzioni, ogni giorno si appella alle autorità politiche italiane ed europee perché si impegnino a fermare la diffusione della cristianofobia e della persecuzione fisica nei paesi prima citati.
Ciò che però si può apprezzare della politica comunicativa di questo Papa, a prescindere dalla propria convinzione di fede, è la sua consapevolezza che ci sono forze ancora più subdole, come la pedofilia, che perseguitano la chiesa al suo interno, proprio come un cancro nel copro di un uomo, appropriandosi dei suoi rappresentati come i sacerdoti e trasformandoli in mostri che scandalizzano i bambini. Certo, è una persecuzione più subdola, tenebrosa e silenziosa, ma è forse oggi il nemico più forte che mina le basi della Chiesa cattolica. Almeno, saggiamente, la decisione delle gerarchie ecclesiastiche dello stato vaticano è oggi quella di combattere a viso aperto questo male senza nasconderlo o coprirlo.

Abbiamo esordito ricordando l’Apostolo Paolo, di cui è necessario rimembrare le parole da lui scritte nell’epistola ai Romani in cui esorta i perseguitati, di quel tempo ma anche del nostro: “Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati” (Romani 8:34-36).

Autore del libro: Il Ritratto di un Principe
www.alessandroiovino.it

 

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