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IL MIO PRIMO GIORNO – LA PREFAZIONE DI A. IOVINO AL LIBRO DI G. SCURTO

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Ricordo l’attesa infinita. Il volto del medico che faceva intendere che sarebbe stato necessario altro tempo. Il viso di mia moglie, molto provato, direi più che altro stanco, ma così infinitamente dolce. In questa lunga, infinita attesa, il mio sguardo si posò su di una rivista. Sfogliandola lessi un aforisma di Erma Bombeck che mai più ho dimenticato: “Se tornassi indietro, invece di non vedere l’ora che finissero i nove mesi della gravidanza, ne avrei amato ogni attimo, consapevole del fatto che la cosa stupenda che mi viveva dentro era la mia unica occasione di collaborare con Dio alla realizzazione di un miracolo”.

 

Che cos’è la nascita? Come definire una gravidanza? Come descrivere ciò che avviene nel corpo di una donna in nove mesi?

Un miracolo. Unicamente e semplicemente la manifestazione più nobile dell’opera di Dio nella vita dell’uomo. Molto spesso non apprezziamo questo atto divino, e finiamo così per derubricare velocemente queste esperienze, essendo ormai passate, da dimenticare. Eppure sono le più gloriose. Ma non per tutti.

Persino in momenti così importanti, si può nascondere qualche insidia e si può celare il dolore. Non è scontato che in nove mesi vada tutto bene; non è scontato che tutto proceda sempre a “gonfie vele”. Possono verificarsi alcuni micro eventi, incredibili concomitanze, sciagurate coincidenze, per cui qualcosa finisce per andare storto. E la domanda che chiunque si pone in queste circostanze è: come posso affrontare tutto questo?

“Ci sono storie che non possono non essere raccontate”. E come non dare ragione a Giacobbe Scurto, al suo esordio letterario con il libro “Il mio primo Giorno”. Un testo che affronta il delicato tema delle gravidanze a rischio, del sogno per una coppia che si trasforma in un angoscia profonda. Ma è veramente possibile uscirne fuori da una storia del genere? Queste ferite quanto incidono sulla nostra esistenza, come condizionano il nostro futuro?

Scurto cerca di spiegarlo, con un racconto tratto da una storia vera, fatto di “pennellate”, come lui stesso ama definire la sua scrittura. Piccole frasi, lunghe pause. Come a tentare d’imprimere in modo indelebile questa scrittura nella mente del lettore.

Non sempre la parola “fine” nelle nostre storie di vita coincide con quella che avevamo pensato, sognato. Ci sono drammi, situazioni, davvero difficili da affrontare. Non esistono “corsi di preparazione”. Tutto si vive con la consapevolezza che non c’è una strada unica per imboccare la via d’uscita.

Come la storia raccontata in questo libro, con un taglio fortemente autobiografico, anche dal male si può ricavare del bene. La differenza è nella forza, l’aiuto ed il sostegno non solo delle persone care, degli affetti più intimi, ma anche del nostro Creatore: Dio. E proprio Lui lo sfondo di questa storia. Colui che scruta nei nostri cuori, ed è capace di darci la spinta necessaria per venirne fuori.

 

Non resta che leggere questa storia di Emily, di suo marito e del piccolo Nathan. Storie di vite che si intrecciano, che sembrano naufragare negli abissi più profondi dell’oceano, dovendo fronteggiare onde troppo alte ed insidiose. Ma miracolosamente tutto ciò si trasforma in una storia in cui emerge, come ribadito dall’autore, il valore della vita, dell’amore, della fede e della speranza.

 

Consiglio la lettura di questo libro a tutte le donne e gli uomini che si amano, perché arrivino al grande giorno con la consapevolezza che la gravidanza, un figlio e tutto ciò che ne scaturisce, sono un miracolo di Dio.

Non a caso, Lui, il Signore della terra e dei cieli, ha ritenuto portare sulla terra il Suo unigenito Figlio attraverso l’azione dello Spirito Santo nel grembo di una donna che ha partorito Gesù Cristo.

 

Un miracolo di vita e di amore. Forse proprio come quello che stai vivendo o ti proponi di vivere insieme al tuo coniuge. Andrà tutto come previsto, ma se così non fosse, questo libro, la storia di questa famiglia, ti aiuterà a capire molte cose e come afferma l’Autore: “Quando il suo cuore batte, ti fa scoppiare il petto. Perché in quel momento, il tuo primo giorno si fonderà con il suo”.

 

Alessandro Iovino

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