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INTERVISTA CLUB DELLA LIBERTA’

Caterina Carosi, responsabile della redazione dei Club della Libertà, ha intervistato Alessandro Iovino sul libro “Il ritratto di un Principe” (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2010). Le domande con le relative risposte sono apparse sulla home page del sito nazionale dei Club della Libertà, presieduti dall’on. Mario Valducci e coordinati da Andrea Di Sorte.

Cliccando qui è possibile scaricare e leggere l’intervista.

Qui di seguito, invece, puoi leggere l’intervista:

 

Alessandro Iovino ha solo 24 anni, ma annovera nella sua bibliografia ben 7 libri a suo nome. Ragazzo di alta levatura intellettuale, i suoi interessi letterari spaziano tra tematiche religiose e politiche. Lo incontriamo come autore del libro “Il Ritratto di un Principe”,un percorso di studio approfondito sulla vita politica e imprenditoriale di Silvio Berlusconi che gode dell’autorevole prefazione del ministro Frattini e della postfazione dell’On Valducci. Con questo scritto il giovane Iovino ha voluto dare una valutazione storica e obiettiva, inaugurando un percorso di studio scevro da critiche e personalismi contro un personaggio che da sempre è ciecamente odiato o perdutamente amato.

Perché hai scelto questo titolo “Il Ritratto di un Principe”?

 E’ una provocazione di natura storica, letteraria e intellettuale. E’ un richiamo all’opera de Il Principe di Machiavelli, da cui non possiamo prescindere come lettura-pilastro per la storia del pensiero politico del nostro secolo; è un’opera che ha segnato l’identità non solo italiana ma soprattutto europea. Nel mio libro c’è soprattutto la volontà di porre una similitudine tra le caratteristiche politiche di Berlusconi e quelle del Principe, come quelle del pragmatismo politico e la capacità di assumere la leadership politica, nel nostro caso di un partito dei moderati italiani. Da questo studio la mia conclusione storica è un Berlusconi degno di similitudine con una delle maggiori opere letterarie in termini di filosofia politica.

Da quanto dici il tuo è un approccio di tipo nettamente storico

Esatto. Ho lavorato con lo scopo di offrire uno strumento storico attendibile sullo studio del berlusconismo, che è un fenomeno politico imprescindibile per la storia contemporanea del nostro paese. Molto spesso la bibliografia esistente su questa tematica è di natura denigratoria e quindi il mio intento è stato quello di affrontare il tema con una maggiore obiettività storica e una approfondita metodologia di ricerca: prendere i punti chiave del percorso politico del Premier e ricostruirne il profilo politico, chiarire quali sono i meriti storici, culturali e politici del leader indiscusso degli ultimi 16 anni.

Hai ricevuto critiche pesanti?

Il libro ha ricevuto delle critiche costruttive e distruttive. La sensazione è che quando si parla da noi di Berlusconi la gente si divide tra guelfi e ghibellini, tra chi lo ama e chi lo odia. L’obiettivo è superare il concetto e offrire una panoramica serena su quello che è il fenomeno. La mia presunzione è di fare da incipit verso la produzione di una bibliografia più obiettiva su questo personaggio, perchè lui ha dominato la scena dando vita ad un fenomeno che si lega al berlusonismo oltre la sua persona; un agire politico che ha avuto non solo successo in Italia, come lo stesso Umberto Eco afferma in un’intervista a El Pais parlando del berlusconismo come fenomeno europeo, ma in tutto il mondo. 

Cosa distingue Berlusconi dagli altri?

Intanto la sua storia di imprenditore e politico stupisce, perche è fatta di percorsi e salti in ascesa che non hanno eguali nella storia italiana. Inoltre nella sua vita sorprende la capacità di instaurare delle relazioni, prima imprenditoriali e poi diplomatiche in campo internazionale, come nessun altro leader, coltivando preziose relazioni con personaggi di livello mondiale, senza però perdere il contatto con la sua gente. È il primo che si avvicina al suo popolo e ama farsi vedere, interagire e ne fa un punto di forza perchè rompe gli equilibri rigidi tra la gente e il Palazzo. Il Cavaliere è l’antesignano di un modo di fare politica che si sta diffondendo nel mondo. Nel nostro caso, da buon italiano, incarna lo spirito italico, cioè quel saper coniugare le virtù dei meridionali con quelle dei settentrionali, tanto da poterlo definire un meridionalissimo settentrionale.

C’è il titolo di un paragrafo che incuriosisce molto: Yes Silvio Can. Perché questa scelta?

Per parafrasare lo slogan di Barak Obama e dimostrare che Berlusconi, come ha confermato in questo giorni Hilary Clinton, rappresenta da tre presidenze USA uno degli alleati più fedeli, a prescindere dal colore politico. Memorabile a questo proposito un discorso che lui tenne del 2006 in una seduta plenaria del Congresso in cui fu interrotto moltissime volte dagli applausi dei senatori americani, a dimostrazione che da sempre ha gode dell’amicizia e della stima del popolo americano.

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