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LA CINA, MAO E I McDONALD

Da pochi giorni sono rientrato da un lungo viaggio in Cina in cui ho avuto modo di visitare le maggiori città dell’immensa nazione tra cui Xian, Gulin, Hong Kong e, naturalmente, Pechino. Particolarmente in quest’ultima città la visita ha offerto numerosi spunti per una riflessione sull’attuale condizione e posizione politica del regime comunista cinese. Pechino è il fulcro della vita politica del paese, il centro propulsore da cui partono le indiscutibili direttive del governo destinate a dominare l’intero paese. L’aeroporto della città, inaugurato in occasione delle recenti Olimpiadi, da un punto di vista architettonico è davvero impressionante e sbalordisce l’ordine e la pulizia che caratterizza non solo l’aeroporto ma l’intera città. Diciasette milioni di persone vivono a Pechino in cui si scorgono altissimi grattacieli e la guida turistica, sapendo già lo stupore che coglie i turisti a tale affermazione, ci informa che gli appartamenti misurano mediamente venti-venticinque metri quadrati e spesso riescono a viverci in essi anche sei persone. La sensazione è di trovarsi in una delle molteplici metropoli occidentali in cui ad ogni angolo si scorgono costruzioni moderne frutto delle più innovative tecnologie ingegneristiche. Innumerevoli i centri commerciali in cui sono immancabili le firme dei più noti stilisti italiani. E poi abbondano i McDonald in ogni parte della città. Frequentatissimo da giovani cinesi vestiti come rapper americani e con l’ i-pod alle orecchie. A questa visione mi sono immediatamente domandato cosa avesse pensato Mao vedendo i cinesi impazzire per gli hamburger ed i jeans di Armani. Si, proprio lui, il presidente che predicava l’austerità, vietava il contatto con l’Occidente, le vacanze e ogni tipo di forma di svago. Il Timoniere che ha condotto la rivoluzione culturale in Cina come se fosse una guerra mondiale: furono diversi milioni i morti e devastanti le carestie che inginocchiarono il paese. Sono passati poco più di trent’anni dalla sua morte e la Cina ha avuto un cambiamento repentino. Alla guida che ci accompagna, inizialmente più cauta, rivolgo il mio dubbio e lei mi fa capire che ormai Mao appartiene al passato e tutto al più rivive nelle memorie dei contadini delle campagne ancora oppressi e in attesa del cambiamento. Tutto mi appare più chiaro, però, quando ho visitato piazza Tienanmen. Lo scenario è stato di grande impatto. Del resto non potrebbe essere altrimenti per quella che è la piazza più grande del mondo. L’immagine più famosa di Tienanmen è di certo l’ingresso della Città Proibita. Ai lati dell’enorme ritratto di Mao sull’ingresso della Città Proibita campeggiano due enormi scritte: “lunga vita alla Repubblica Popolare Cinese” e “lunga vita alla grande unità delle popolazioni del mondo”. Esse hanno un forte valore simbolico dato che un tempo quest’area era destinata solo agli imperatori mentre ora è accessibile a tutti. Questo monumento, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è stato uno dei pochi risparmiati dalla furia distruttrice di Mao, convinto che andassero eliminati e distrutti tutti i residui della dominazione imperiale. Ad ogni modo la piazza è anche nota per le proteste dei giovani studenti pechinesi del 1989. Questa piazza fu teatro di una grande protesta contro il regime ma essa sfociò in una tragedia. Morirono migliaia di studenti (difficile tuttora stabilire la cifra) e nonostante la Cina ha ripreso un’intensa attività sullo scenario internazionale questo evento è fortemente minimizzato all’esterno ed è ancora oggetto di censura all’interno del paese. La piazza ospita anche il monumentale Museo della Rivoluzione, attualmente chiuso per i lavori di restauro in occasione del sessantesimo anniversario della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese ad opera di Mao, e la sede della mortificata Assemblea Popolare Cinese destinata solo ad un ruolo tecnocratico. Ogni mia riserva sul dubbio che ho continuato a pormi si è sciolta dinnanzi al Mausoleo di Mao dove il presidente è stato debitamente tumulato e imbalsamato. L’enorme struttura si trova al centro della piazza. Fu costruita in pochi mesi dalla morte del Grande Timoniere grazie ai volontari accorsi da tutto il paese per onorare la memoria del caro leader. La fila per entrarvi è chilometrica. Gli stranieri non possono entrare senza aver mostrato il passaporto. Quella mattina li ho lasciati in albergo. L’ispettore sembra irremovibile ma forse convinto dalla mia voglia di visitare il Mausoleo decide di fare uno strappo alla regola. Una massa di cinesi si mette in fila, lunga ma ordinata, per vedere almeno una volta il presidente. Molti turisti ci rinunciano ma personalmente non potevo resistere alla tentazione. Il rituale è degno di un sacramento. Comprendo che non è vero che la Cina e i cinesi non hanno una religione. Infatti la loro fede è l’ideologia comunista, il loro profeta è Mao e la loro guida sacra è il libretto rosso che contiene tutte le più importanti citazioni del presidente. Hanno distrutto tutte le religioni per costruirne un’altra, decisamente più feroce e intollerante. All’ingresso del Mausoleo, dopo aver superato tutti i controlli di sicurezza ed aver appreso che è vietato fare video e foto, campeggia una gigantesca scultura di Mao seduto con le gambe accavallate dietro alla quale è posto una grande raffigurazione paesaggistica. I cinesi depongono ordinatamente dei fiori in segno di onore al presidente. Le guardie ammoniscono tutti al silenzio e controllano che tutti tolgano il cappello. La sensazione è quella di trovarsi in un luogo sacro. Dopo una breve attesa dalla sala d’ingresso si entra in quella dove in una teca di vetro infrangibile, e sotto lo sguardo vigile delle guardie, riposano le spoglie di Mao. Una luce illumina il suo volto e il suo corpo è avvolto dalla bandiera rossa con la falce e il martello. Pochi secondi ma sufficienti per capire bene. I cinesi hanno imbalsamato in tutti i sensi Mao. Non solo quindi il suo corpo ma le sue idee, il suo operato politico e la sua rivoluzione. Questa è la verità. Certo il governo fa attenzione a screditare il padre dei cinesi ma la sua politica ha fallito in ogni senso. La promulgazione delle politiche di libero mercato di Deng Xiaoping ha posto le basi in Cina per un capitalismo secondo le sue forme più tradizionali, certo controllato dallo Stato ma pur sempre capitalismo, quello tanto odiato da Mao. Adesso riposa in un mausoleo e molti lo venerano come un dio ma sono state tradite, per la fortuna dei cinesi, tutte le sue idee. Al di là di tutto sono bastati dei semplici hamburger di McDonald e i jeans di Armani per far dimenticare alle nuove generazioni di cinesi gli insegnamenti del presidente Mao. 

Leggi l’articolo apparso sul Roma, 28 luglio     

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2 Comments

  1. Emanuele Marra ha detto:

    Certamente la storia la si fa con atti degni d’essere ricordati, sia in bene che in male. Mao fu tra quelli che operarono male. Si dice che i cinesi sono contenti di essere stati liberati dalla dittatura maoista, ma non ne sono del tutto convinto. Ancora oggi non riesco a comprendere come pu? un popolo, tartassato e massacrato per molti anni da una dittatura sanguinaria come la sua, a conservare resti, fare un mauseleo e addirittura una statua aperta al pubblico che permette la (letteralmente) venerazione di questo sciacallo. Questo, con mio rammarico, succede in pi? paesi, come anche la Russia, dove si rende omaggio al grande fratello Iosif Vissarionovich Dzugasvili, pi? noto come Stalin. Ancora oggi mi chiedo come pu? un popolo, invece di insabbiare gli anni pi? buoi della sua storia, innalzarli come quelli di maggior splendore e gloria che abbia mai vissuto. In occidente invece, ci si guarda bene dal fare questo verso altre persone che fecero la storia d’Europa, e si cerca sempre di screditare il loro operato quando invece fra qualche errore hanno realizzato e portato un po di benessere e prosperit? tra popoli che ormai si crederono irrimediabilmente divisi per diverse cause, e li hanno riuniti sotto un’unica bandiera e ideale, non cercando i propri interessi, ma sempre quelli dei figli della nazione. Mao questo non lo fece, queste persone si. E credo che avete capito di chi sto parlando. E non erano di ideologia comunista.

  2. Emanuele Marra ha detto:

    Il mio auspicio ? che il popolo cinese si guardi bene dall’adorazione frenetica di quest’individuo, che non ? altro che un ricordo nostalgico (infatti la dottrina di Mao non ? pi? seguita, dato che la Cina si ? immersa nel capitalismo), ma volga lo sguardo al vero Dio, che pu? dare molto pi? di una stupida dottrina politica.

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