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LE DOLOMITI DI NAPOLI

Sia ben chiaro: non parlerò della probabile ridiscesa in campo di Bassolino. Voglio manifestare il mio parere sul libro che molti recensori fingono di aver letto, ma che in realtà hanno utilizzato per parlare di altro, perché interessati solo alla vicende politiche dell’autore, passate e future. Infatti questo libro, a mio avviso, è stato fin troppo strumentalizzato. Il futuro di Bassolino non lo conosce nessuno, nemmeno lui. Perché nei prossimi mesi, anni, può succedere di tutto e di più. Lui è un uomo dell’ultimo minuto, che sa attendere e poi agire, nei tempi giusti. Quindi, chi vivrà vedrà.

Veniamo a noi. “Le Dolomiti di Napoli” (Marsilio, 2013) è un testo che suscita curiosità. Ecco la prima impressione. Intanto perché Bassolino è una personalità complessa, un uomo che nella vita, in nome della politica, ha sacrificato tanto, anche la propria famiglia. In questo libro, a mio avviso, a prescindere da ciò che deciderà di fare in futuro l’ex presidente della Regione Campania, emerge una nuova visione della politica che Bassolino ha maturato nel corso dei decenni, diversa da quella con cui è partito. Un uomo, forse, per sua stessa ammissione, troppo logorato dal potere. Un potere che ha gestito per troppo tempo, quindi, inevitabilmente, a tratti “nocivo” anche per un politico così navigato come lui. Al centro di numerose critiche negli ultimi anni così violente, alcune legittime, altre fittizie ed ingiuste, Antonio Bassolino non è più l’uomo totus politicus, ma semplicemente e prima di tutto un marito, un padre, un nonno. Badate bene, qui c’è la grande svolta. Sì, perché la sensazione che ho avuto, e che già era percepibile nel penultimo libro “Napoli, Italia” (Guida, 2011), il Bassolino di oggi ha altre priorità, tra cui la famiglia. Quella non passerà mai più in secondo piano. La rigida scuola del PCI, da cui proviene l’autore, ha segnato la vita di quest’uomo. Al punto che, data la sua storia, mi sono convinto che l’ex sindaco di Napoli ha dato al partito più di quanto il partito – nelle sue varie trasformazioni: PCI, PDS, DS, PD –  abbia dato a lui.

Sarebbe sbagliato dire che c’è poco di politico in questo libro, anzi. Lo stile narrativo, la struttura del testo e il ritmo del racconto costituiscono i veri elementi di novità di questa fatica. Spesso Bassolino si serve delle metafore per parlare di politica. Una su tutte: le Dolomiti. Gli alti e i bassi della vita di un uomo politico ma, mi viene da dire, di un uomo qualunque, proprio come ognuno di noi. La passione per la montagne, il Cilento, e quella così forte per i gatti, forse di primo impatto eccessiva per quelli come me che non amano i felini. Ma poi ho capito: vi immaginate quei gatti cosa hanno rappresentato per Bassolino? In piena crisi rifiuti, additato da tutti (Napolitano compreso) come il destinatario di tutte le colpe per quanto accadeva nelle strade di Napoli, la sera, quei gattini, hanno compreso la sofferenza del padrone, hanno combattuto l’indifferenza che lo ha circondato, del senso di solitudine che lo ha colpito.

E volete sapere cosa mi è piaciuto di più di questo libro?

Non è un testo autocelebrativo. Assolutamente. Nemmeno un libro di memorie. In questo libro Bassolino fa emergere debolezze umane, ammette gli sbagli politici e parla dei momenti di solitudine che un uomo così esposto e potente ha vissuto, con non poco travaglio interiore.

Ecco: un Bassolino non solo più politico, ma umano. Un uomo forse pronto a nuove sfide, chissà. Di certo non più disposto a “sacrificare” la famiglia:  i viaggi a Londra dal figlio, quelli a Roma da Chiara e i giochi con i nipotini. Antonio Bassolino ha vissuto gioie e dolori, gloria e caduta, amore ed odio. Ma nella sua vita c’è un punto fermo: si chiama Annamaria. Una donna di raro garbo e gentilezza. Una donna d’altri tempi. Come direi io, una benedizione di Dio.

Per tutto il resto, leggete il libro. Potete condividere o criticare. Di certo non vi annoierete, anzi.  

 

 

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