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PRESENTAZIONE LIBRO SALVATORE ESPOSITO

Alessandro Iovino ha curato la presentazione al volume di Salvatore Esposito “Un secolo di pentecostalismo italiano”. 

Visita il sito www.pentecostalismo.it  

Ecco il testo della presentazione al volume:

 

Quest’opera prima di Salvatore Esposito sulle origini del pentecostalismo italiano, è il frutto di una lunga ricerca storica, culminata in una raccolta sistematica di documenti importanti, e talvolta inediti, sulle origini del più importante movimento di risveglio nella storia del Cristianesimo. Si tratta di “un’impresa ardua”, come ha dichiarato lo stesso autore, ma assolutamente necessaria ed indispensabile. Il volume si caratterizza per essere stato redatto con rigore scientifico, ed emerge una sapiente ricostruzione sulle origini del movimento con un focus sulla realtà delle “Assemblee di Dio in Italia”, l’entità pentecostale italiana più rilevante, anche se non certamente l’unica. Particolarmente interessante, e del tutto inedita per il grande pubblico, è il secondo capitolo in cui sono stati riportati i resoconti delle discussioni parlamentari, in seguito alla nascita della Repubblica Italiana, riguardo l’abolizione dell’infamante Circolare Buffarini-Guidi, avvenuta soltanto, incredibilmente, nel 1955.

 

Questo libro ha una duplice missione. Prima di tutto si rivolge al mondo accademico (che, ahimè, è ancora molto carente di studi su questo fenomeno) e, in secondo luogo, ai pentecostali stessi che vogliono un approccio storico e scientifico nel ripercorrere fatti ed eventi che hanno segnato la nascita del movimento pentecostale in Italia. In questo senso c’è una chiara volontà, da parte dell’autore, di mantenere viva le memoria e non disperdere la tradizione perché, ormai, a cento anni dalla nascita del movimento, si può parlare, anzi, inevitabilmente già esiste da decenni, una tradizione pentecostale. Una tradizione che non dev’essere per forza la rappresentazione di tutto il passato, ma quella parte del passato indispensabile per vivere ancor meglio il presente. Questo tema, ovvero quello della conservazione della memoria e della tradizione, sarà centrale nella discussione in ambiti pentecostali, pastorali ed accademici, nei prossimi decenni. La tradizione è percepita, dai pentecostali, come un concetto religioso in qualche modo “impregnato” di idolatria, riferito soprattutto alla religiosità cattolica e, quindi, nocivo per la propria esperienza di fede. Se, invece, come giusto che sia, attribuiamo a questo termine un senso storico – ovvero istituzione degli archivi di chiesa; incentivazione dei progetti di ricerca; confronto con il mondo accademico – allora cambierà la prospettiva con cui si analizza, si preserva e si tramanda la tradizione. Tradotto in termini semplici, questo significa che lavori come questo di Salvatore Esposito, risulteranno preziosi non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i credenti pentecostali.

 

Questo libro inoltre si aggiunge alla lista, non troppo numerosa ma comunque rilevante, di una serie di lavori storici che studiosi di fede pentecostale hanno elaborato in questi ultimi decenni. Per questo, e sia chiaro che è del tutto lecito, ci si interroga, in sede accademica, sulla scientificità, sull’attendibilità e sull’obiettività di questi lavori. Un interrogativo al quale, il prof. Massimo Introvigne, tra i maggiori esperti al mondo di fenomeni religiosi, nella prefazione al libro da me curato “La Missione Evangelica Zigana: una minoranza italiana” (Guida, 2008), ha ampiamente risposto. Infatti molti insigni esperti della materia sostengono che l’approccio «religionista» deve essere sempre e categoricamente ben distinto dall’atteggiamento «di studio». Quindi un’errata interpretazione, diffusa in ambiti universitari, tende a diffondere l’idea che la narrazione storica di un osservatore esterno alla realtà presa in esame, sia più «vera ed autentica» di una descritta da uno studioso che è parte integrante della realtà oggetto di indagine. In definitiva il quesito è: un pentecostale “può scrivere” storia pentecostale ed avere pretese scientifiche?

Ancora Introvigne afferma: “… è necessario che alcuni studiosi siano «bilingui», sappiano cioè parlare sia il linguaggio della comunità scientifica sia quello degli attori sociali oggetto della loro ricerca. Negare a questi studiosi «bilingui» diritto di cittadinanza nella comunità delle scienze sociali che si occupano di religione significa, come ha notato Rodney Stark, riservare lo studio scientifico delle religioni alle sole persone non religiose o addirittura anti-religiose: sarebbe come, afferma il sociologo americano, se dello studio dell’aviazione si potesse occupare soltanto chi ha paura di volare o non ha mai preso un aereo …”.

 

Il libro di Salvatore Esposito “Un secolo di pentecostalismo italiano”, dunque, ha pieno “diritto di cittadinanza” tra i testi scientifici nella biblioteca che raccoglie tutti gli studi sul movimento pentecostale italiano.

 Infine, essendo anche io orgogliosamente uno studioso con un approccio «religionista», mi auguro con franchezza che possano nascere sempre, ed ancora di più, studi di questo tipo, raccogliendo, tra l’altro, quell’esortazione biblica che afferma: “… aggiungete alla vostra fede … la conoscenza” (II Pietro 1:5).

Alessandro Iovino 

 

 

 

 

 

 

 

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