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RIFLETTERE IN UN MOMENTO DI CRISI

Analisi economiche e proiezioni sul nostro futuro sono state all’ordine del giorno durante l’ultimo anno. Nei mesi appena trascorsi siamo diventati un po’ tutti “esperti economisti”. La crisi ha colpito tutte la fasce sociali. I notiziari non fanno altro che denunciare ogni giorno “una crisi che è ancora più in crisi”. Le discussioni tra amici o parenti sono tutte indirizzate al commento di questa situazione che ha generato una sfiducia nei mercati finanziari senza precedenti (almeno per il numero di persone coinvolte). Insomma: crisi, crisi, crisi. Non si fa altro che parlare di crisi.

Se è vero che c’è da imparare dagli sbagli, dobbiamo considerare la lezione che è venuta fuori da questa situazione. Senza nessuna retorica di circostanza va ribadito che la fiducia posta nel dio-danaro è vana. Questi uomini che così facilmente hanno accumulato tesori terreni con altrettanta velocità sono passati ad uno stato di povertà assoluta, oltre che materiale anche spirituale. Questo è l’aspetto più drammatico. Tanti uomini, già sufficientemente ricchi, non si sono accontentati di ciò che già possedevano. Come soldati da guerra armati fino ai denti, senza scrupoli e con notevole disprezzo per il prossimo, hanno accumulato ancora più ricchezze alle spalle dei poveri risparmiatori. Gli scandali finanziari e le mega-truffe ai danni della povera gente hanno rovinato intere famiglie. In questo generale clima di sfiducia il richiamo all’ottimismo, con l’obiettivo di restituire dinamicità all’economia reale, è stato più volte effettuato soprattutto dai capi di governo.

Tuttavia la crisi può rappresentare un’occasione, per molti, per riflettere su quanto Cristo ha proclamato tanti secoli fa: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35). Le persone dovrebbero fermarsi a considerare che il miglior investimento è la fede in Gesù. Prima di andare alla ricerca di chissà quale occasione o affare imperdibile bisognerebbe affrettarsi nel riconoscere la supremazia della grazia di Dio su ogni cosa. Il quadro sociale emerso da questa crisi parla chiaro: la gente ha paura per il futuro e ha capito che le ricchezze terrene hanno la forza e la durata di un fiammifero. Tutta passa e destinato a finire, ma chi ha riposto la propria fede in Dio è cosciente di aver coltivato una beata speranza.  

Nel libro dei Proverbi al capitolo 16 verso 3 è scritto: “Affida al Signore le tue opere, e i tuoi progetti avranno successo”. Infatti, inserire la realtà di Cristo in ogni minimo aspetto della vita di un fedele, sia esso un aspetto spirituale o materiale, è la caratteristica principale di ogni vero credente. Questo perché la natura del Cristianesimo è Redenzione. La Redenzione Spirituale comporta una trasformazione, un rinnovamento della mente e dello spirito il quale, inevitabilmente, provoca anche un’emancipazione storica. Il Cristianesimo, quindi, è emancipazione. Emancipazione che non significa necessariamente ricchezza economica ma conseguenza  dell’esercizio spirituale della consacrazione, una sana tensione che tende al miglioramento di se stessi. Un miglioramento che sembra davvero indispensabile in questo  momento storico: prima di tutto la nostra certezza è Cristo e la Sua parola. Tutta passa ma la Parola di Dio resta in eterno.

 

 

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