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VISITA DEL PAPA A CASERTA: IL COMMENTO DI A.IOVINO

 

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La visita del Papa alla Chiesa della Riconciliazione del Pastore Traettino a Caserta del 28 luglio 2014, ha suscitato, come giusto che sia, molto clamore a livello internazionale. Papa Francesco ha dovuto fronteggiare delle resistenze da parte dei cattolici conservatori che non vedono di buon occhio le aperture nei confronti dei pentecostali e dei carismatici. All’interno del mondo evangelico, invece, ha avuto un effetto contrario: la maggior parte dei leader evangelici si sono uniti per firmare congiuntamente un documento, facilmente rintracciabile in rete, per prendere le distanze da questa storica visita di Papa Francesco al pastore Traettino.  

Si sono espressi tutti, proprio tutti su questo argomento. Da anni mi interesso di storia pentecostale e del fenomeno ecumenico. Ecco, quindi, una duplice riflessione, una sul piano spirituale, l’altra sul piano storico.

Da un punto di vista spirituale, i timori di alcuni leader evangelici sono stati confermati. Il pastore Traettino, d’altronde in coerenza con quello che da anni predica, ha intrapreso la sua strada ecumenica e di comunione spirituale con i cattolici. Per la maggior parte degli evangelici, rimangono irrisolti alcuni punti dottrinali e teologici fondamentali per un confronto spirituale con il Capo della chiesa cattolica. Questa visita rimarrà circoscritta sempre al rapporto di amicizia tra due leader religiosi, ma difficilmente avrà ripercussioni sulla stragrande maggioranza dei rispettivi fedeli. Rimangono irrisolte ed aperte molte, moltissime questioni fondamentali.

Da un punto di vista storico, allargando la nostra visuale, non più “solo” confessionale, possiamo ben dire che è la prima volta che un papa fa visita ad un pastore protestante. Ancor di più per la prima volta il Papa riconosce il ruolo del clero cattolico nella persecuzione dei pentecostali durante il Ventennio fascista. Il 28 luglio 2014 rimarrà dunque nella storia, perché è stata riconosciuta questa triste pagine della storia pentecostale. Nel 2000 Giovanni Paolo II per la prima volta chiese perdono con uno storico “mea culpa” per le violenze e i soprusi compiuti dai cattolici durante le Crociate, dopo molti secoli dai quei terribili fatti. Mi pare già un passo in avanti che Papa Francesco abbia riconosciuto, dopo alcuni decenni, la persecuzione patita dai pentecostali, di cui i cattolici ne furono in parte responsabili. Un fatto dunque che supera l’amicizia tra due capi religiosi, che oltrepassa i singoli, ma che si inserisce in un contesto storico ben preciso. Un gesto, infine, che mi pare doveroso guardare con attenzione, recepire con cautela e, perché no, anche apprezzare.

Per concludere direi che, per quanto riguarda ripercussioni, riflessioni e future problematiche spirituali riguardo quest’incontro, senza “scomodare” le Sacre Scritture, faccio riferimento ad una nota citazione letteraria: “Ai posteri ardua sentenza”.

Alessandro Iovino  

 

 

 

 

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