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ADDIO AL PICCONATORE

 

Ho accolto la notizia della morte del presidente Cossiga con dispiacere e personale rammarico. Risale a sei mesi fa il mio ultimo tentativo, preceduto da molti altri, di incontrare il presidente emerito della Repubblica. Sembrava fatta. Sentii la figlia Annamaria, che ha curato amorevolmente il padre in questi ultimi anni e di cui ho molto apprezzato la cordialità, che mi confermò la volontà del presidente di incontrarmi. Poi, d’impovviso, mi giunse un messaggio a firma del presidente stesso, che mi informava con dispiacere della sua impossibilità a ricevermi. Purtroppo la verità è che Cossiga, vittima di una profonda forma di depressione o, per meglio dire, colpito dal “mal di vivere”, aveva deciso di “scollegarsi” da mondo intero già da diverso tempo. 

 

Cossiga ha segnato la storia della Repubblica ricoprendo i più alti incarichi nelle istituzioni fino a divenire il più giovane presidente della Repubblica all’età di 58 anni nel 1985. Negli ultimi due anni del  suo settenato fu un “presidente interventista” al contrario dei precedenti cinque anni in cui vegliò sulla Costituzione. Venne addirittura accusato di essere un malato di mente ma Cossiga, a questa accusa, rispose:  “Io non sono matto, faccio il matto. Io sono il finto matto che dice le cose come stanno”. Cossiga intuì prima di molti altri, con spiccata intelligenza politica, che il mondo, con il crollo del Muro di Berlino, e l’Italia stessa stavano profondamnete cambiando: “Io ho dato al sistema picconate tali che non possa essere restaurato, ma debba essere cambiato”.

Cossiga è stato un uomo colto e raffinato. Helmut Kohl, storico leader tedesco della riunificazione della Germania, amava dialogare con il picconatore, tra i pochi politici italiani a parlare fluidamente il tedesco. Sapeva essere ironico ma la sua caratteristica principale fu l’imprevedibilità. Non è stato mai scontato e la sua carriera,costellata di luci ma anche di molte ombre, è stata segnata da tanti colpi di scena. Infatti ha subito fatto seguito alla notizia della sua morte, l’invio alle più alte cariche dello stato, di quattro lettere da lui scritte. Ultimo grande coplo di scena del picconatore.

4 Comments

  1. gianfranco ha detto:

    Muore uno dei protagonisti della storia della repubblica itaiana e Lei, Iovino, che fa? Parla, ovviamente, dei Suoi tentativi di intervistare Cossiga, per poi piazzare l’intervista sul Suo benemerito blog, in cui trionfano luoghi comuni e frequentazioni di potenti. Cosa fa nella vita per campare, oltre a scrivere in un italiano sgrammaticato e coltivare il Suo ego ipertrofico?

  2. ALESSANDRO IOVINO ha detto:

    Invito il commentatore Gianfranco a visionare la sezione riconoscimenti di questo sito che mostra chiaramente come le mie opere siano state premiate dalle giurie di importanti e prestigiosi premi letterari. Se permette, sul mio blog decido io cosa scrivere. Mi domando lei cosa fa nella vita. Abbia il coraggio almeno di indentificarsi, darsi un vero nome. Forse le manca il coraggio, quello che ho io manifestando con schiettezza le mie idee su questo blog.

  3. ALESSANDRO IOVINO ha detto:

    Allora, Gianfranco, lieto di ricevere le tue osservazioni e critiche sui contenuti dei miei articoli evitando offese personali. Io non ho nessun atteggiamento di riverenza verso i potenti. Leggi con attenzione i miei scritti e vedrai che troverai anche delle critiche a questi personaggi, senza mai per? offendere e sminuire il loro ruolo nella storia. Oggi si grida al gossip e allo scandalo, io mi soffermo su questioni storiche e politiche.

    Nella speranza che il confronto non sia scontro, ti saluto.

  4. Alessandro Iovino ha detto:

    Trovo equilibrato il commento di Nino Ferrara, che ha ben colto il punto della questione.

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