NOMINATION MIGLIORE BLOG
15 Febbraio 2010
PREMIO VLADIMIR NABOKOV
24 Marzo 2010
Guarda tutto

AVATAR: TRA PANTEISMO E RETORICA

Il nuovo film del regista americano James Cameron Avatar rappresenta un capolavoro cinematografico di indiscutibile valore. Costato quasi 240milioni di dollari, ad oggi ne ha incassati quasi due miliardi battendo tutti i record e divenendo il film che ha incassato di più nella storia del cinema. Visionabile solo in 3D, questo film è uscito in tutto il mondo tra il 16 e il 18 dicembre 2009, solo in Italia è giunto il 15 gennaio per volontà della stessa Century Fox, per evitare di far competere la fantasmagorica produzione di Cameron con i temutissimi cinepanettoni nostrani. Il film, come ogni successo di questa portata, ha ricevuto sia lodi sperticate (come quelle di Spielberg) che forti critiche. In Italia, l’Osservatore romano, organo del Vaticano, attraverso la firma di Gaetano Vallini ha mosso pesanti accuse contro Avatar. Secondo il giornalista de l’Osservatore la “storia si perde in un polpettone sentimentale … il film strizza abilmente l’occhio” continua Vallini “a tutte quelle pseudo – dottrine che fanno dell’ecologia la religione del millennio. La natura non è più la creazione da difendere, ma la divinità da adorare, mentre la trascendenza si svuota materializzandosi in una pianta e nelle sue bianche liane che nutre gli spiriti diramandosi nella forma di un vero e proprio panteismo”.

Queste osservazioni se pur espresse in modo molto esplicito e senza troppo indugio, a mio avviso, meritano un’attenta riflessione. La trama del film, questo è innegabile, si nutre di un banale e retorico antimilitarismo in cui, spregiudicati uomini al servizio di una multinazionale, attaccano i Na’vi, pacifici abitanti del pianeta Pandora. Il messaggio, che chiaramente traspare lungo tutta la visione del film, è quello dell’insensibilità degli uomini nei confronti dei “diversi”, in questo caso gli abitanti di Pandora, che sono sempre rappresentati come migliori di noi. Un concetto nobile se riferito alla mancanza di scrupoli di non poche multinazionali che sono incuranti dell’ambiente e non rispettosi della cultura dei diversi. Un altro discorso, invece, è ciò che lo spettatore è indotto ad apprezzare guardando il film: la superiorità morale e religiosa dei Na’vi. Come osserva Massimo Introvigne in suo articolo su Avvenire, il film di Cameron insegna che “questa religione è superiore a quelle dei terrestri perché non divide ma unisce. Perché non è dualista, ma monista, non distingue fra Creatore e creature e venera Eywa, la Madre o il Tutto, una sorte di mente collettiva dell’universo che lo rivela come una rete fittissima di interconnessioni. Tutto è collegato con tutto, e le sciamane Na’vi compiono prodigi, guarigioni comprese, perché riescono a penetrare in queste linee di collegamento e ad entrare in sintonia con Eywa”.

La definizione di questa religione tanto nobilitata nel film di Cameron è panteismo. Un panteismo ovviamente  rivisitato che risente di forti componenti ecologistiche e di una forte influenza di generi riferibili al New Age. Non pochi spettatori possono essere tentati a guardare con favore questa “religione dei diversi”, che sembra essere sempre tanto migliore della nostra. I rapporti tra i membri della civiltà dei Na’vi sono infatti raffigurati come più onesti, sinceri e leali a differenza di quelli umani caratterizzati, invece, da inganno, odio e sopraffazione. Ma saremo davvero così deprecabili nel 2154?

A questa domanda pare difficile dare una risposta anche perché per i cristiani c’è da chiedersi se il Signore non ritornerà prima del 2154. Alla luce di quanto rappresentato in Avatar, comunque, sembra proprio che l’essere umano, se pur tra imponenti conquiste tecnologiche e scientifiche, si dirige verso un’inesorabile declino morale e spirituale. Tuttavia, oggi, considerare il messaggio di speranza di Cristo è un atto coraggioso che si oppone ai tentativi di far apparire il nuovo o il diverso come migliore. Salvaguardare e sperimentare nella propria vita non una tradizione, una religione o una filosofia ma la concreta realtà di Gesù nel proprio cuore, prendendo sempre più consapevolezza che anche l’uomo se diretto, guidato ed animato da Dio può operare il bene ed adoperarsi per la pace.

1 Comment

  1. emmanuele marra ha detto:

    e infatti se proprio vogliamo parlarne, si puo dire che se uno accetta Dio nel suo cuore, ha accettato il Creatore, il tutto, la mente da cui proviene tutto cio che esiste e non solo, Dio tramuta i sentimenti e il cuore dell uomo rendendolo anche meglio di questi na’vy

Rispondi a emmanuele marra Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *