Ho partecipato con molto piacere alla presentazione del nuovo libro di Walter Veltroni: “L’isola e le rose” (Rizzoli, 2012). Un romanzo che trae spunto da una storia vera. Ho trovato Veltroni in gran forma, forse perchè si è parlato poco di politica e molto del libro. Ci conoscevamo da tempo perchè oltre che un fugace incontro a Roma, lui ha seguito sempre con grande interesse i miei libri, tanto da ricordarmi come l’autore del libro su Berlusconi, tra le risate ironiche delle persone che ci circondavano. Ma il buon Walter, la cui onestà intellettuale e politica ho sempre apprezzato, si è alzato per firmarmi i libro, in cui simpaticamente mi ha definito un “collega” (di penna s’intende”). Un gesto che ha suscitato qualche perplessità tra i presenti, ma che testimonia la correttezza di questo politico ormai in via di pensionamento.
Per tanto, gli ho dato atto della sua scelta di coraggio di non ricandidarsi più in Parlamento. Infine una foto ricordo e ognuno per la sua strada, ma da parte mia con la consapevolezza di essermi confrontato con un uomo in questi anni che ha sempre guardato con interesse ai miei libri, sia che fossero di politica o di fede. Uno dei pochi a comprenderne le ragioni per cui un giovane decide di scrivere.
Ritornando alle cose serie, voglio sottolineare che un tema centrale del suo libro è l’utopia. Intesa non come qualcosa di irrealizzabile ma come un motore di speranza che forse è meglio tradotto con “visione”. Ecco, come ha detto Walter, senza una visione politica non c’è più speranza, non c’è più futuro.
