INTERVISTA A CATERINA CICCIARELLI
21 Gennaio 2016
PREFAZIONE LIBRO PASTORE MICHELE ROMEO
31 Gennaio 2016
Guarda tutto

GIORNATA DELLA MEMORIA E LA SPERANZA IN DIO

Non leggerete in questa riflessione la solita retorica sulla “Giornata della Memoria”. Ma semplicemente si tratta di un brevissimo racconto di sensazioni ed esperienze vere, autentiche, ed anche di intrecci generazionali, vissuti in questo particolare giorno della Memoria presso il palazzo del Qurinale. 

Quest’anno ho voluto parteciparvi con mio Nonno Geppino. È stato emozionante giungere al Palazzo del Quirinale insieme a mio nonno. Lui che a tre anni seguì suo padre Salvatore Anastasio al confino di polizia, a motivo della persecuzione contro i pentecostali.
Oggi, comunque, ricordiamo dopo più di settant’anni le nefandezze dell’Olocausto, per non dimenticare. Perché la memoria non ha età. 

Sono anni che mi onoro dell’amicizia con Davide Casadio, presidente Associazione Sinti Italiani. È grazie a lui che in diversi abbiamo potuto partecipare a questa giornata. Ho visto con piacere anche i pastori Silvano Basile, Vanni Bodesan e Paolo Faia. In questo giorno di memoria, anche i pentecostali partecipano in qualche modo al ricordo.
E mi ha colpito l’intervento di un giovane dell’Associazione Sinti Italiani che ha ribadito come sia le memoria a renderci liberi, nonché consapevoli che la vita è un prezioso dono di Dio. Una vera ed autentica testimonianza di fede.

”Per questo ho vissuto” è il libro di Sami Modiano. Ci ha condiviso la testimonianza più toccante.
A 13 anni venne imprigionato nella fabbrica della morte ad Aushwitz-Birkenau. Il suo compito era quello di raccogliere cadaveri. Cadaveri provenienti dalle 5 camere a gas oppure da altre di tortura.
Modiano ha ribadito: ”Oggi ricordo perché non voglio che i miei nipoti un giorno possano vedere quello che hanno visto i miei occhi”.
Ha continuato con un racconto struggente: ”C’erano due modi per anticipare l’appuntamento con la morte. Una breve corsa verso il filo spinato per poi quindi essere fucilato. Oppure andare in ambulatorio. Dove nessuno veniva curato, ma inviato nelle camere a gas. Mio padre dopo aver appreso della morte della mia sorellina, decise di farla finita. Di andare nell’ambulatorio. Io venni incredibilmente risparmiato, e la scampai perché arrivò un carico di patate per i tedeschi da scaricare. Così sono sopravvissuto. Mi sono chiesto per tutta la vita: perché io ?
La risposta l’ho solo trovata in questi ultimi 10 anni. L’ho trovata grazie a Dio. Lui che mi ha insegnato e dato una speranza.
Per questo ho vissuto e vivo. Sperando in Dio”.

 

P.S.: Mio nonno ha stretto la mano a diverse autorità. Tra cui il Presidente della Repubblica. Ma il ricordo più bello è stato l’abbraccio con un ebreo di 100 anni. Sopravvissuto allo sterminio. Si sono solo abbracciati, ed hanno sorriso. Perchè sono qui. Vivi. E con tanta speranza. Per raccontarci e ricordarci che non bisogna dimenticare. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *