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MARCIA PER LA VITA

Molti non capiscono. O fingono di non capire. Ci si domanda: perché ora, soltanto adesso, tutti si indignano e protestano? Non è forse vero che molti, istituzioni comprese, sono anni che conoscono la situazione, o meglio la devastazione, che regna nella “Terra dei Fuochi”?

Non c’è dubbio, è così. Il fatto è che molti sapevano ma nessuno faceva niente, o comunque hanno fatto poco. Oggi invece non è così: c’è mobilitazione civile e, grazie a questa mobilitazione – ripeto: grazie a questa mobilitazione – ci si è concretamente mossi perché si bonifichi questo territorio.  Mi sforzo, davvero mi sforzo, ma non riesco a capire chi guarda e giudica con scetticismo tutto questo fermento civile.

Non ci sto. Perché io c’ero. C’ero alla Marcia per la Vita, insieme a 20mila, forse 30mila persone, che hanno sfilato per 3 km con un ordine, un silenzio, un’attitudine, una civiltà ed un pudore che dalle nostre parti, con questi numeri, è difficile da ottenere. Ho vinto la mia pigrizia, e ci sono andato. Con me c’era Carmine, un maestro, un giovane artista, ed insieme abbiamo vissuto una particolare esperienza, che saremo lieti un giorno di raccontare ai nostri figli. Praticamente eravamo gli ultimi di questo lungo corteo ma pian piano lo abbiamo costeggiato tutto, raggiungendo la testa del corteo. Abbiamo visto quindi i volti di migliaia di persone. E quei cartelli, decine e decine, fino ad essere un centinaio, che ritraevano le foto di bambini che non ci sono più, ci hanno fatto male. Perché non un profeta, non un mistico, ma un gruppo di medici ha provato scientificamente l’aumento delle malattie tumorali in queste zone.

Ed eravamo tutti in fila, insieme, per marciare. C’erano credenti e non credenti, giovani ed anziani, donne e bambini, politici e imprenditori, contadini e operai, ricchi e poveri: tutti accomunati dal desiderio dal dolore ma anche e sopratutto dalla speranza.

Non m’importa se qualcuno specula su questa storia, francamente. M’importa che lo Stato ha ascoltato questo grido (che, va sottolineato, parte da molto lontano: da diversi anni gente comune scende in piazza per dire “basta”); m’importa che la regione abbia subito stanziato 5 milioni di euro per le bonifiche; m’importa che il Capo dello Stato eserciti le sue pressioni; m’importa che un servizio delle Iene faccia capire che questo non è un problema campano, nemmeno nazionale, ma europeo. M’importa che la speranza non è stata vana.

Poi leggo il tweet di Mario Adinolfi e mi domando: cosa pensare? Cosa rispondere? Mah, cosa volete, a volte è questione di eleganza, buon gusto. Lui non è uno stupido, ha fatto quel tweet sapendo cosa sarebbe accaduto. Ma per avere visibilità ha scelto un modo inelegante per essere alla ribalta: che pochezza. E per tanti Adinolfi che ci sono in giro, noi abbiamo un Don Maurizio Patriciello che ha iniziato a combattere da solo, anni fa, con coraggio e senza paura.   

Dico: tutte le ragioni del mondo ma dinanzi a questa presa di coscienza di centinaia di miglia di persone, c’è solo da essere finalmente fieri di essere campani. Perché, grazie a Dio, non tutti sono schifosi come quelli che hanno svenduto le nostre terre, e il nostro futuro, per trenta denari. 

Infine mi chiedo: allora tutto questo a cosa serve,  perché solo ora dire “basta”? Beh, semplice no: meglio tardi che mai ….

 

 

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