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RECENSIONE LIBRO SULLA STORIA DELLA DC

 

RECENSIONE DEL LIBRO

 

DC. IL PARTITO CHE FECE L’ITALIA

di Giovanni di Capua e Paolo Messa

(Marsilio, 2011, pp. 290, € 14,00)

 

La Democrazia Cristiana per più di mezzo secolo ha esercitato un ruolo centrale nella storia dell’Italia. Ancora oggi molti, tra politici e politologi, rievocano la storia della Dc per comprendere quale è stato il suo ruolo in tutta la metà del secolo scorso e se, in qualche modo, essa può ritenersi un’esperienza ripetibile o del tutto conclusa. La Seconda Repubblica ha visto la diaspora dei cattolici, che invece di raccogliersi in un unico partito, hanno costituito rappresentanze più o meno rilevanti in quasi tutti i partiti presenti in Parlamento. In Italia, con lo scoppio di Tangentopoli e l’avvento del berlusconismo, si sono estinte culture politiche di antiche tradizioni, sopravvissute ai leader e predominanti nei maggiori paesi d’Europa: la famiglia dei socialisti e quella dei popolari.

 

In quest’ottica, il libro di Giovanni di Capua e Paolo Messa, ben inquadra il contesto storico e politico in cui è nata e si è sviluppata la Dc. Una cronistoria chiara e ben scritta, capace di semplificare una storia così complessa come quella della Democrazia Cristiana. Un partito spesso dipinto come arcaico e antiquato, ma che forse ha saputo, meglio di altri contenitori politici, sapientemente esercitare una forza inglobante non indifferente. I suoi massimi esponenti, spesso in rottura tra loro, con storie e idee talvolta agli antipodi, erano comunque tutti raccolti sotto la bandiera dello scudocrociato. Quello che manca ai partiti di oggi è proprio questa forza unificatrice, in cui il confronto può rivelarsi anche feroce ma mai distruttivo e, quando pure si arrivasse allo scontro, mai si potrebbe arrivare alla divisione o scissione, tanto di moda nei partiti della Seconda Repubblica dell’una e dell’altra parte. Tuttavia questa unità spesso è stata pagata a caro prezzo. Molti congressi della Dc sono stati teatri di vera e propria lotta politica senza esclusioni di colpi, in cui lo scontro tra le “correnti”, nel valzer per il cambio di poltrone di comando, ha registrato toni drammatici. Un punto di forza, del resto come anche nella tradizione del Pci e dei partiti della Prima Repubblica, la Dc è stato un partito fortemente radicato sul territorio e vicino alla sua gente.

 

Gli autori, nei loro brevi ma densi dieci capitoli, si soffermano anche su quelli che sono dei veri e propri rituali che si sono consumati all’interno della Dc, delle caratteristiche dei suoi carismatici leader, spesso protagonisti di aneddoti curiosi e paradossali. L’autore della prefazione, il senatore a vita Giulio Andreotti, con il solito acume politico che lo contraddistingue, ha ricordato: «Una lezione che emerge dalla storia della Dc, e che può valere anche oggi, è che senza un punto di riferimento che vada oltre l’occasionale, il contingente, è quasi impossibile creare un nuovo soggetto politico». Gli autori del libro, comunque, hanno ammesso che pensavano all’inizio di lavorare ad un libro dal sapore quasi archeologico ma, scrivendo, si sono poi accorti dell’attualità del loro testo in termini politici. Un libro, quindi, che per il suo doppio valore, storico e politico, merita di essere letto.

 

 

 

Alessandro Iovino

 

 

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