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SILVIO, GLI 80 ANNI E LA “SCOPERTA” DELL’UMANITÀ

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80 anni.

Silvio Berlusconi, l’Italiano più amato, più odiato, più osannato, più vituperato, della seconda metà del Novecento, giunge alla soglia degli 80 anni non proprio come aveva sognato di arrivarci.

Un fisico convalescente, un partito frammentato, la decadenza come senatore, il suo adorato Milan ceduto ai cinesi, e sopratutto, il peso degli anni che avanzano inesorabilmente.

Ora, in questi giorni, in questa occasione, leggeremo di tutto e di più sulla sua figura. Ed ognuno, probabilmente, si convincerà sempre di più delle proprie idee.

In questa telegrafica osservazione vorrei andare “oltre”. Oltre tutto quello che sappiamo su Berlusconi e quello che ancora dobbiamo scoprire. Oltre ogni considerazione politica, sociale e imprenditoriale del fenomeno del berlusconismo.

Vorrei semplicemente ricordare che lo scorso giugno, in occasione del malore che ha colpito il Presidente Berlusconi, è venuta fuori per la prima volta l’umanità e la fragilità di quest’uomo che ha donato ed offerto, come se fossero delle televendite, tanti sogni e speranze agli Italiani. Ha occupato la scena mediatica nazionale ed internazionale come nessuno altro nel nostro paese, nel bene e nel male. Ha interpretato pregi e difetti dell’italianità. Ha vissuto una vita fuori dal comune.

Ma la sua più grande “scoperta”, a mio avviso, in questi ultimi tempi, dev’essere stata l’umanità. Intesa anche come fragilità, emersa in un momento critico, in cui il Presidente ha rischiato la vita lo scorso giugno con un delicato intervento a cuore aperto. Prima della sua operazione inviai al San Raffaele, avvisando anche il suo medico “angelo custode” Alberto Zangrillo, una copia del mio libro sull’Amore di Dio. “Quale migliore occasione per riflettere sul senso della vita e sulla misericordia di Dio”, ho pensato. E qualche giorno dopo la dichiarazione del Presidente prima di sottoporsi all’intervento fu: “Sono nelle mani di Dio…”.

Probabilmente, quindi, non saranno come li ha sognati questi 80 anni. Ma credo debba essere felice, il Presidente. Per la prima volta, li festeggerà da “umano”. Libero da quelle montature ideologiche sulla sua forza infinita (e, diciamolo, su quelle “fesserie” riguardo i 120 anni…) che magari lo hanno distolto dalla realtà. Lo hanno catapultato in un mondo parallelo, ma lontano da quello in cui viviamo tutti i comuni mortali. Oggi il Presidente appare come un patriarca (così si è definito in una patinata intervista su “Chi”) dedito prima ai figli ed ai nipoti, poi a tutto il resto. Forse, e c’è da immaginarlo, non si da certo per vinto politicamente parlando. Qualcosa, ne sono certo, starà tramando. Ma ciò che ci si aspetta in questa fase è proprio vederlo come si sta mostrando in questi giorni: consapevole dei suoi 80 anni. Ecco, il Berlusconi umano. Quello che alla fine parla alla gente, al popolo.

Antonio Polito in un fondo su Corriere della Sera, lo ha descritto nel migliore dei modi, senza lodi sperticate, senza attacchi gratuiti, ma tracciandone un profilo equilibrato, in merito soprattutto alla caduta del suo ultimo governo l’8 novembre 2011, in cui dimostrò un non comune “senso istituzionale”.

Credo, infine, che questi ultimi avvenimenti, anche se apparentemente negativi, abbiano solo rappresentato un giovamento per il Presidente. A volte, bisogna essere deboli, per scoprirsi forte. Capire che la paura, la fragilità, la stanchezza, sono semplicemente segni della nostra umanità. E sono, paradossalmente, tutto ciò che ci tiene in vita.

Auguri, Presidente!

 

 

 

1 Comment

  1. Michele Altieri ha detto:

    Numerosi aspetti del berlusconismo li ha ereditati Renzi ( compresi i poteri televisivi) ma erano migliori quelli di Berlusconi. E Travaglio che fine ha fatto?

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