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UNA RICONCILIAZIONE NECESSARIA

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In occasione della Giornata della Pace, il Papa Benedetto XVI ha con forza sollevato il problema della libertà religiosa nel mondo. In particolare, nel suo discorso, Ratzinger ha fatto riferimento all’importanza, per le istituzioni politiche, di riconoscere la “dimensione pubblica della religione, elemento imprescindibile di uno Stato di diritto”. La denuncia più volte espressa da questo Papa nei suoi scritti, è che in Europa serpeggia un pericoloso sentimento anti-cristiano, in senso non religioso ma culturale, che mina le basi sulle quali è stata costruita l’Europa democratica.

Una latente “cristianofobia” si è pericolosamente introdotta in taluni ambienti intellettuali europei. Essa consiste in una pratica persecutoria, principalmente combattuta attraverso il legalismo, contro la predicazione dell’Evangelo da parte dei cristiani e la lotta ai simboli che lo rappresentano. Il relativismo moderno è stato ripetutamente condannato dal Papa, che nel suo discorso invita a difendere le radici cristiane dell’Europa.

Negare al Cristianesimo il ruolo ed il contributo fondamentale da esso esercitato per la nascita e lo sviluppo dell’Europa moderna significa estirpare in modo violento le radici della nostra civiltà. Se si estirpa una radice, ricordiamo, prima o poi, finirà per seccarsi tutto l’albero. Una parte consistente dell’Europa che rinnega queste radici, rischia di coinvolgere tutto il continente verso un nefasto cammino di autodistruzione culturale le cui conseguenze si riveleranno presto disastrose. Benedetto XVI ha continuato il suo intervento soffermandosi sul significato della religione per l’uomo intesa come “capacità di trascendere la propria materialità e di cercare la verità … bene universale, indispensabile per la costruzione di una società orientata alla realizzazione e alla pienezza dell’uomo”. È interessante notare che viene evidenziata più volte la necessità di una riconciliazione con le radici cristiane dell’Europa, a testimonianza della consapevolezza, in ambiti cattolici ed ecclesiali, della rottura che negli ultimi secoli si è maturata tra la chiesa e grandi componenti della società civile. Una consapevolezza, dunque, che fa seguito anche a quella ancora più triste delle condizioni di molti cristiani nel mondo, fortemente perseguitati. La comunità cristiana oggi è il gruppo religioso più perseguitato nel mondo. Le sofferenze e le sevizie alle quali vengono costretti i cristiani iracheni è solo uno dei tanti esempi di questa sconcertante realtà. E’ quindi questa la duplice sfida alla quale devono rispondere i cristiani di oggi, tentando di ostacolare una pericolosa avanzata del relativismo da una parte (nell’Occidente) e di una spirale di odio che poi si trasforma in persecuzione fisica dall’altra (in paesi africani ed asiatici). Si tratta, nel caso di questi ultimi, di veri e propri martiri della fede cristiana. A quelli che ancora combattono contro le ingiustizie, la persecuzione e la violenza, è rivolta la preghiera dei credenti che considerano, però, anche l’aspetto pratico dell’insegnamento di Gesù che disse: “Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Matteo 5:9).

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