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I CRISTIANI TRA ECUMENISMO E DIVERSITA’

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In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si è molto discusso di ecumenismo. Il papa Benedetto XVI, il rappresentante della fetta più numerosa dell’intero mondo cristiano, ha affermato con determinazione: “Ogni divisione nella Chiesa è un’offesa a Cristo”.

In questi giorni si è molto discusso del vero significato spirituale e religioso dell’ecumenismo, in particolare dell’appello della chiesa cattolica e della sua reale volontà di percorrere la via dell’unità di tutti i cristiani. Un’idea di ecumenismo, come sottolineato da più parti della cristianità mondiale, si fonda sulla volontà di avere come unico e centrale punto di partenza la figura di Cristo. All’inizio le gerarchie ecclesiastiche dell’area cattolica hanno rifiutato ogni tipo di ecumenismo fino a che ragioni di opportunità hanno portato ad un ripensamento di questa posizione inducendo il Vaticano a ricercare l’ecumenismo, avendo però come centro non tanto la figura di Cristo ma quella del Papa. In questo modo molti tentativi di dialogo sono falliti ancor prima di partire, essendo impostati con questa premessa, inaccettabile per molte denominazioni che non attribuiscono velleità divine a nessun uomo ma solo a Cristo.

Anche se non sono mai mancati elementi discordanti già nelle primissime comunità (vedi il libro degli Atti degli Apostoli), le prime divisioni tra cristiani, i cui effetti durano ancora oggi, hanno avuto inizio circa quattrocento anni dopo la morte di Cristo, intorno alle questioni di fondo sulla Sua natura, come vero Dio e vero uomo. I passaggi storici e le spaccature religiose fondamentali sono riassumibili in alcune precise date storiche come il Concilio di Calcedonia (451 d.C.), lo Scisma tra la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa di Roma nel 1054 e la Riforma Protestante del XVI secolo.

In seguito a queste divisioni all’interno del mondo cristiano, all’inizio del ’900, è nato quindi l’ecumenismo. Con il termine ecumenismo, comunque, si vuole indicare la volontà di alcune espressioni del mondo cristiano di ricercare l’unità. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) è l’organo principale che raduna le differenti Chiese cristiane nel mondo. Si descrive come una “comunità fraterna di Chiese che confessano il Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore, secondo le Scritture, e si sforzano di rispondere insieme alla loro vocazione comune per la gloria di un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo” (Costituzione del CEC, art. 1).

Al di là di dunque di ogni interpretazione storica e religiosa di alcuni fatti che hanno segnato la storia del Cristianesimo, vale la pena riflettere su alcune questioni spirituali, che interessano i cristiani di diverse denominazioni. La ricerca dell’ “unità” da parte gerarchie ecclesiastiche ha spesso rappresentato una tendenza politica e sociale della nostra epoca e non il frutto del reale bisogno di unità tra credenti. Per non venir meno a queste tendenze politico-sociali del nostro tempo, molti esponenti delle confessioni cristiane, hanno voluto e continuano a ricercare un ecumenismo politico, trascurando quello che dovrebbe essere il vero obiettivo e il raggio d’azione delle Chiese cristiane: la sfera spirituale. Non si vuole assolutamente annichilire l’apprezzabile lavoro ed i grandi passi in avanti compiuti in termini di dialogo interconfessionale, di rispetto e di conoscenza tra le varie realtà, di questo che può essere definito anche come un ecumenismo dei vertici. I cristiani dovrebbero però tutti rimanere fedeli all’insegnamento: “…perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28). Nella Sacra Bibbia è evidente un forte impulso ed un richiamo all’unità dei cristiani in Cristo Gesù. Naturalmente questa unità non può essere raggiunta a discapito della fede in Cristo Gesù, unico Salvatore e Signore. Questo non implica che non ci debba essere dialogo interconfessionale, ma per un vero cristiano è essenziale che, da un punto di vista teologico e dottrinale, non ci sia nessun compromesso finalizzato a raggiungere un ecumenismo politico, a danno degli insegnamenti della Sacra Bibbia. Coloro che si reputano cristiani, cioè “seguaci di Cristo”, non possono barattare, cambiare, modificare o stravolgere il proprio credo e la propria fede a vantaggio di un ecumenismo istituzionale. Nelle lettere dell’apostolo Paolo, il richiamo all’unità è costante: “…uniti nell’amore…”(Colossesi 2:2); ed ancora “vi esorto… a stare perfettamente uniti” (I Corinzi 1:10).

Il mondo cristiano ha il dovere di inseguire un ecumenismo dello Spirito, che ricerca ed ubbidisce all’impulso dello Spirito Santo per raggiungere la vera unità (ergo, universalità). Inoltre è necessario osservare con piena convinzione di fede, il richiamo dell’apostolo Paolo: “…sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito…” (Efesini 4:3). Nella speranza che “…tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio…all’altezza della statura perfetta di Cristo…” (Efesini 4:13).

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